“E’ un secolo di così gentile eleganza il Quattrocento in Italia che si teme con le parole di sminuirne l’incanto...”

Così Rosita Levi Pisetzky incomincia il capitolo dedicato al XV secolo nella “Storia del costume in Italia” di Treccani. Aveva ragione. Il Quattrocento italiano non ha bisogno di parole, l’iconografia parla da se. E’ il secolo che vive la fine del gotico e l’inizio del Rinascimento. Questo ci porta ad avere una grande varietà di fogge. Sebbene l’abbigliamento italiano subisse varie influenze straniere, le tendenze d’oltralpe appaiono modificate e aggraziate, mantenendo un carattere individuale tipicamente italiano nel taglio e nella combinazione delle tinte. In un’ età d’oro della civiltà italiana in cui l’arte raggiunge altezze insuperate, anche il vestiario assume forme di sempre più varia e composta eleganza.

I primi decenni del secolo risentono ancora del linearismo verticale trecentesco. Le vesti sono accollate davanti e si avvallano sul dietro con una graziosa scollatura ovale, lasciando scoperta l’attaccatura del collo. Il punto vita si alza sotto il seno e le maniche delle sopravvesti si allungano fino a sfiorare il terreno, linea che viene ripresa con maggior ampiezza dallo strascico.

La fluente eleganza delle vesti, il portamento eretto e lievemente calibrato all’indietro danno un impronta di maestà e grazia alla figura, come si può ben notare dai dipinti di Pisanello, Paolo Uccello, Masolino da Panicale e negli affreschi di palazzo Borromeo a Milano di Michelino da Besozzo.

Gli ultimi anni del secolo sono caratterizzati da uno stile più sobrio. Le maniche che sfiorano il terreno e i lunghi strascichi scompaiono. Fanno la loro prima comparsa le Faldie, un sottabito che nei secoli successivi avrà uno sviluppo impensato. Per ora è una sorta di sottana con cerchi di stoppa, che serve a tenere allargata la veste.

Altrettanto elegante, ispirato ad un raffinato senso estetico è l’abbigliamento maschile. Le vesti aderenti, il collo libero, il volto rasato e la chioma fluente danno un aria giovanile e attraente alle figure virili. Il modo diverso di vestire secondo l’età individuale che già si delineava nel XIV secolo, ora è più evidente.

Cito una raccomandazione di Leonardo da Vinci ai pittori che dovevano fare un ritratto “Li habiti della figura siano accomodati all’età e al decoro, cioè che ‘l vecchio sia togato, il giovane ornato d’abito che manco occupi il collo da li omeri delle spalle in su, eccetto quelli che fanno professione di religione”. (1)

 

note :

1) Leonardo Codice urbinate 1270 biblioteca Vaticana. G.Fumagalli “Leonardo omo sanza lettera” Firenze 1939