Se vi è capitato di sentir parlare di Caterina Sforza sarete sicuramente a conoscenza del seguente aneddoto: alla morte del marito, Girolamo Riario, dopo aver ingannato i congiurati, riparatasi presso la Rocca di Ravaldino risponde alle minacce di uccidere i figli in ostaggio alzando la gonna (che poi sarebbe una gamurra) per mostrare le pudenda urlando cose tipo “lo stampo per rifare figli ce l’ho qui”.

Da studioso del periodo e forlivese ogni volta che sento raccontare questa storiella mi si contorce lo stomaco, ma lasciamo stare le considerazioni personali, partiamo e parliamo solo dei documenti.

Come nasce questa leggenda o falso storico che dir si voglia?

Ammazzarono alcuni congiurati Forlivesi il conte Girolamo loro signore, presono la moglie, ed i suoi figliuoli, che erano piccoli; e non parendo loro potere vivere sicuri se non si insignorivano della fortezza, e non volendo il castellano darla loro, Madonna Caterina promisse ai congiurati, che, se la lasciavano entrare in quella, di farla consegnare loro, e che ritenessono a presso di loro i suoi figliuoli per istatichi. Costoro, sotto questa fede, ve la lasciarono entrare; la quale, come fu dentro, dalle mura rimproverò loro la morte del marito, e minacciogli d’ogni qualità di vendetta. E per mostrare che de’ suoi figliuoli non si curava, mostrò loro le membra genitali, dicendo che aveva ancora il modo a rifarne.”

Così Niccolò Machiavelli nel terzo libro “Delle congiure” dei suoi Discorsi narra dei fatti di Forlì e di quello che a tutt’oggi sembra il gesto più eclatante compiuto da Caterina Sforza, figlia del Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, in seguito all’assassinio del marito Girolamo Riario, signore di Forlì e Imola.

Solo il Machiavelli dipinge in questa maniera la scena, forse per voler affiancare alla figura di Caterina un’aurea di leggenda classica, a riprendere quelle leggende antiche come nell’Antigone di Erodoto da cui spesso l’autore prende spunto in questa opera.

Ma come dice più di un contemporaneo di Machiavelli “i suoi discorsi non son storia, e tanto meno discorsi per la storia, egli non scrive per narrare, ma per appoggiare le sue teorie politiche, e qualche volta travisa i fatti, li esagera per far più colpo sulla fantasia del lettore”.

Lo stesso Machiavelli nelle Historie Fiorentine, testo senza velleità politiche dove ritroviamo tutta la cronologia dei fatti, narra dell’accaduto in questi termini “e minacciando quegli di ammazzargli i figliuoli, rispose come ella aveva seco il modo a rifarne degli altri.” 

Risposta dura ma in cui non vi è la presenza di quel gesto così poco adatto ad una donna cresciuta alla corte Sforzesca.

Non ho trovato menzione di questo episodio neanche nelle Lettere ai Dieci di Balia o in altri documenti d'archivio a firma del Macchiavelli al tempo diplomatico presso diverse corti.

Come spesso accade la nota piccante è meno noiosa della realtà storica, la leggenda popolare cresce negli anni, le parole del Machiavelli sono legge, viene ripresa in opere posteriori di autori a cui poco interessa la ricerca storica, la figura di Caterina Sforza impavida alla vista dei figli nelle mani degli assassini ed in pericolo della vita, diventa comoda icona da usare al di fuori di ogni contesto storico.

Per fortuna negli archivi storici sono conservati diversi documenti COEVI che si occupano dell’assassinio Riario e delle sue conseguenze, come vedremo in nessuno di questi si trova evidenza dei fatti narrati dal Macchiavelli

Silvestro Calandra cortigiano e ambasciatore del Marchese di Mantova Federico Gonzaga con una missiva del 19 aprile 1488 riferisce al suo signore dei fatti occorsi nell’aprile del 1488 intorno alla rocca di Forlì.

Il Populo ha dimandato a Madona cum molte minacie che gli facij dare el castello ne le mane, a chi S. S. ( Sua Signoria ) ha risposto che la faciano acompagnare lei in rocha da quatro o sei homini de loro , et tenganose lì figlioli ne lor mane che vederano l'opera che la farà cum el castellano, et cussi havendo facto, lei se ne restata in castello, et ha dicto a li homini che l'anno compagnata che ritornano senza lei, et faciano de suoi figliuoli quanto gli piace, che a lei basta de uno che ha a Milano, che è il magiore, et de un'altro che ha nel corpo, poscia disse il castellano ad essi homini che facessero intendere al populo che se guardasse innanti a far despiacere ad dicti figliolini, et che se li facevano morire, o gli facesse altra molestia, che gli spianaria tuta la terra cum le bombarde. Et cussi il castellano tuthora crida, Duca, Duca, et il simile fa quello de Imola, et quello de Furlimpopulo, et extimase che'l stato de Milano debba succorerli per ogni modo.

Il popolo ha ordinato e minacciato Madonna (Caterina) che gli consegni la rocca, tenuta dal castellano per suo conto, lei gli ha risposto di farsi accompagnare alla Rocca per entrare a trattare con il castellano, a garanzia si tengano i figli. Caterina entrata nella Rocca fa cacciare gli uomini che l’hanno accompagnata, alle loro minacce di ritorsione verso i figli in ostaggio risponde che possono fare quello che vogliono, perché per il maggiore (per cui erede di Girolamo) è al sicuro a Milano e un altro lo porta in grembo. Gli ricorca di avvertire il popolo che qualsiasi molestia verso i figli sarebbe stata vendicata con il bombardamento della città (spianaria tuta la terra cum le bombarde). Il castellano di Forlì inneggia al Duca di Milano e così quello di Imola e Forlimpopoli.

Per cui nessuna comparsa teatrale di Caterina a gonna alzata tra i merli della rocca, ma un avvertimento verso i congiurati e come vedremo in altri documenti una chiara dichiarazione di fedeltà a Milano.

Questa versione, si accorda con altri documenti di quei giorni e con altre cronache.

Stephano da Castrocaro, oratore fiorentino presso Castrocaro, invia a Lorenzo de Medici una serie di dettagliate missive che ci danno una precisa descrizione dei giorni precedenti e successivi alla morte del Riario, tanto da avere contatti diretti con i congiurati, non accenna del fatto descritto dal Macchiavelli anzi in una missiva del 19 Aprile 1488 ci descrive una Caterina Sforza piuttosto decisa :“Madonna ha messo fora el Stendardo Ducallo et fa el magiore trarre del mondo jier la terra con cierti mortari che porta la palota di pexo di libre 60 et 70. Benché non danegia le persone, se non alquanto le Caxe”.

Come abbiamo già visto nella precedente missiva l’esposizione dello stendardo Ducale è sicuramente voluta per ricordare ai congiurati contro quale famiglia si sono messi contro e per dissuadere altri ad affiancarli.

Lo stesso Andrea Bernardi, conosciuto come Novacula, cronista dell’epoca e autore della Cronaca di Forlì ci descrive l’evento del 16 aprile 1488.

Nella sua descrizione non si accenna neanche dell’intervento di Caterina sulle mura ma è lo stesso Castellano che risponde a nome della sua Signora “che lore guardaseno molte bene quele che lore feseno e che lore considra bene che tale putte non e per nacione pero de la stirpa de caino ance piu preste sone de quela gram potencia dal duca de milano come di sopra.”

Il castellano alle minacce dei congiurati risponde più volte per nessun motivo avrebbe consegnato la Rocca (“che per niente lore no ie volene dare dita roca”), tanto da dover usare la forza per mandare via i congiurati (“fe dare al fogo a uno arcobuse e trese di sopra da lore per no ie fare male alcuno.”).

Per finire la testimonianza di Galeotto Manfredi, signore di Faenza, che in una missiva del 17 aprile 1488 a Lorenzo de Medici informa che Caterina era entrata nella rocca e “non ne vuole più uscire” senza però accennare ad alcun plateale gesto di “sua Signora”.

Ora penso che voler continuare a narrare una leggenda che non ha alcun riscontro storico solo per fini di “spettacolo”, come si è fatto per anni, sia, non solo un’offesa alla verità storica ma anche e soprattutto alla figura di Caterina Sforza, donna certo ben decisa ma cresciuta ed educata nei modi e negli usi della corte di Milano.

 

Fonti Documentarie
Nicolo Machiavelli Tutte le opere – M.Martelli, Sansoni 1971
The Discourses of Niccolo Machiavelli. Translated with an introduction by Leslie J. Walker
Mantova Archivio Gonzaga
Firenze Archivi di Stato - Medicei
Cronache Forlivesi Di Andrea Bernardi (Novacula) Dal 1476 Al 1517
La redenzione dell'Italia: Saggio sul "Principe" di Machiavelli - Maurizio Viroli